Triduo di San Francesco: giorno 1

Laudato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti variopinti, con fiori ed erba.

Inizia oggi il nostro Triduo in preparazione alla Solennità del Serafico Padre San Francesco. Tre giorni per preparare il nostro cuore a vivere a pieno della festa di un santo che per noi è padre, fratello, amico. Festeggiare i santi ci offre sempre l’occasione per guardare con rinnovato interesse alla loro vita ma anche ai loro scritti e alle loro parole. Per questo motivo abbiamo deciso di farci aiutare in questi giorni proprio da un testo del Poverello di Assisi. Francesco come tutti sappiamo non ha scritto molto ma i suoi pochi scritti che ci sono stati consegnati dalla storia sono talmente ricchi e profondi da offrirci un’immagine dettagliata e chiara della sua psicologia e spiritualità. 
Il testo che ci aiuterà in questi giorni è quello che nella storia della letteratura italiana è considerato il primo testo scritto in italiano volgare. Un dettaglio che potremmo anche non considerare ma che in realtà ci mostra un aspetto molto importante dell’animo di Francesco: il suo desiderio di arrivare a tutti, di comunicare con tutti! Questo testo che in realtà è una preghiera è per tutti. Non solo per i sapienti dottori conoscitori della nobile lingua latina neppure per i poeti francesi: questa preghiera è per noi, per te e per me!
Questo testo a noi ben conosciuto grazie anche ai molti canti che hanno dato musica a queste parole, ci trasmette tanta gioia e serenità. Immaginiamo un Francesco solare cantare queste parole immerso nella campagna assisana. In realtà questo stupendo canto è stato scritto nell’inverno del 1225 da un Francesco sofferente e moribondo, quasi del tutto cieco e incapace a muoversi. Ma nonostante questa sua infermità fisica, l’animo di Francesco riuscì a toccare altissime vette tanto da dover trasporre tutto questo in parole. Laudato sii...
Dopo aver lodato il Signore attraverso il sole, la luna, le stelle, il vento, l’acqua e il fuoco, in questa settima strofa Francesco alza la sua lode al Signore attraverso la Terra che chiama non solo sorella ma anche madre.
La chiama sorella proprio come fa con tutte le altre creature perché la riconosce figlia del suo medesimo padre, l’Altissimo, Onnipotente e buon Signore. Con una semplicità disarmante Francesco riconosce nel creato qualcosa che lo riguarda come fosse sangue del suo sangue. Un padre comune ci ha creato e questo ci rende fratelli e sorelle. La domanda che ci nasce nel cuore è: ma il sento questa Terra parte di me? La riconosco mia sorella?
Francesco poi la chiama anche madre. Come una madre la Terra nutre i suoi figli, li “governa” nel senso del prendersi cura. Purtroppo in pochi oggi possono fare la sorprendente esperienza di veder germogliare un piccolo seme che arriverà poi a produrre saporiti frutti o verdure. Per noi forse è più facile chiamare madre la Coop sempre generosa e pronta a soddisfare ogni nostro desiderio. Lasciamoci oggi toccare dal cuore di Francesco che ci invita a riappropriarci di un sentimento che forse abbiamo un po’ tutti dimenticato: la gratitudine. La gratitudine per i doni che il Signore attraverso la nostra Madre Terra ogni giorno ci consegna. 
E accanto a tutto questo chiediamo insieme anche perdono per come, ciascuno a suo modo, stiamo trattando la nostra cara sorella e madre Terra. 
Possa San Francesco aiutarci a purificare il nostro cuore per imparare a vivere su questa Terra da figli e non più da sfruttatori. 

2 commenti:

  1. Conosco questo testo essendo un insegnante e ogni volta che la spiego mi emoziona sempre
    ..grande l amore di Francesco per il creato e per il suo e ostrogoti Onnipotente

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